Erosione.
Erosione che colpisce la vita, il tempo, le case, la memoria.
Erosione dell’esistenza delle persone, dei loro sentimenti.
Questo è Erosione di Lorenza Pieri.
La scrittrice durante l’incontro il Festival del lettore ci ha introdotto all’azione che consuma, sottrae, riduce.
I protagonisti, ma anche il paesaggio, il tempo della narrazione sono sotto questa azione fisica distruttiva. Non si può scappare.
E cosa rimane? Ormai, più nulla.
Rimane che nel presente le cose accadono e poi non accadono più. Ormai è fatta, ormai è andata, ormai è così.
Ora e mai.
Rimane la solastalgia, termine coniato da Glenn Albrecht, per manifestare il dolore del sollievo, la nostalgia del conforto.
I protagonisti, ma probabilmente ognuno di noi, sperimentano il dolore che si prova quando non si riesce più a sentire il luogo che si abita come sollievo, riparo, protezione.
E non importa se questo luogo sia la propria casa, il pianeta, il proprio corpo, l’anima, la sfera delle emozioni, la psiche; con l’erosione qualcosa si sta sciogliendo inesorabilmente.
Bisogna solo chiedersi se tutto ciò cade inesorabilmente verso un punto o se porta all’inizio di una nuova storia da costruire.
Il futuro sembra sempre qualcosa di lontano che ci-accade, ma non ci rendiamo conto che dipende da noi, dall’azione che vogliamo creare.
E se la smettessimo di renderci questo futuro così inospitale?
Monica Mastrovito per La stanza virtuale dell’Officina Futuro di Pazza Idea