Femminismi

Femminile singolare, femminile plurale

Lo sguardo, la creatività, la forza delle donne sono da sempre per noi una fonte di grande ispirazione. 

Abbiamo sempre riservato loro uno spazio speciale nel nostro percorso culturale e artistico e negli anni l’esigenza di dare voce alle forme del femminismo e della parità di genere si è fatta sempre più importante.

Ecco perché con il supporto di scrittrici e scrittori, studiose, artiste, giornaliste indaghiamo ogni anno con la stessa passione i temi che ruotano attorno alla presenza femminile nella contemporaneità: il linguaggio e la rappresentazione, la politica, le migrazioni, la comunicazione. Perché tutto le riguarda e dunque tutto ci riguarda.

In questi anni abbiamo riservato dei momenti importanti e sentiti omaggi a figure importanti ed esemplari in letteratura, poesia, arte, fotografia e storia.  

Dai premi Nobel Grazia Deledda e Selma Lagerlöf a fondamentali autrici come Natalia Ginzburg e Joyce Lussu, da poetesse come Alda Merini e Patrizia Cavalli, a fotografe come Letizia Battaglia e Tina Modotti, passando per la vita di artiste e pasionarie come Frida Kahlo e cantautrici come Mercedes Sosa, abbiamo così esplorato la condizione delle donne in Sardegna, in Italia e nel mondo.

Il lungo cammino di emancipazione delle donne in ogni ambito della loro vita è stato sviscerato a Pazza Idea grazie a testimonianze, reading, incontri con giornaliste e studiose. Di qui l’emergere di prospettive e analisi storiche e socio-economiche squisitamente di genere.

Lo sguardo sul genio femminile di Melania Mazzucco, Daniela Brogi e Simona Campus ci ha portato nel mondo della storia dell’arte e della creatività, alla scoperta del genio femminile in ogni epoca, a sondare i confini dello “spazio delle donne” e della loro creatività. Come anche Silvia Ballestra, che ci ha offerto un punto privilegiato su Joyce Lussu e la sua storia, che è anche Storia collettiva; Maria Grazia Calandrone, che con “Splendi come vita”, una lettera d’amore alla madre adottiva, ha scolpito parole senza tempo; Tiziana Ferrario che parla di donne che fanno la Storia senza retorica, senza una narrazione epica e mainstream che le faccia conoscere al mondo e che tuttavia esistono e resistono e sono un esempio di vitalità e speranza, di un’altra vita possibile.

Maria Gabriella Luccioli, prima presidente di una sezione di Cassazione nel 1965 e prima donna, nel 2012, alla presidenza della Corte Suprema, ci ha ricordato quanto ancora sia difficile infrangere il soffitto di cristallo nel mondo del lavoro e nelle istituzioni.

Le poetesse che hanno gravitato intorno al festival: Patrizia Cavalli, Patrizia Valduga, Maria Grazia Calandrone

La filosofa Ilaria Gaspari che con i suoi laboratori, e i suoi libri di vita vissuta e metaforica insieme, ci riporta continuamente al nostro diritto di essere fragili, alle nostre opportunità di sentire emozioni e convivere con loro.

Anche i documentari hanno fatto la loro parte. Se Lievito Madre – Le ragazze del secolo scorso di Esmeralda Calabria, a partire dalle storie di singole protagoniste, è riuscito a restituire la Grande Storia d’Italia, quella di “Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita.Omaggio alla poetessa dei Navigli Alda Merini” di (e con) Antonietta De Lillo ha restituito un quadro commovente di un’anima fragile che ha mantenuto con difficoltà un equilibrio tra vita pubblica e vita privata.

Il riadattamento di una storia che ha mantenuto sulle spine milioni di italiani durante il Processo per stupro del 1979, una vera e propria pièce teatrale a cura di Renato Chiocca, ci ha fatto ripiombare negli anni bui del fattaccio, ma è stato fondamentale per comprendere quanto il sostrato patriarcale e la violenza di genere abbiano e continuino a condizionare le esistenze femminili. Una violenza strisciante che matura anche in contesti dove le mafie prosperano, come ricordano gli incontri con le autrici Angela Iantosca e Giusi Marchetta.

In ottica intersezionale a Pazza Idea abbiamo deciso di considerare le diverse sfumature di discriminazione e difficoltà incontrate dalle donne in ogni epoca e luogo.

E quindi abbiamo accolto la prospettiva delle donne straniere in Italia e delle donne migranti, con focus sul privilegio bianco e la necessità di passare a un paradigma plurale. Per mezzo dei workshop con Lavinia Bianchi e gli incontri con Nadeesha Uyangoda, l’attenzione al punto di vista delle identità e collettività marginalizzate è diventata uno dei nostri pilastri.

Questa stessa angolazione ci ha portato a ospitare attiviste estere come Pinar Selek, scrittrice turca costretta all’esilio dal 2009, e la connazionale Şükran Moral, artista dissacrante il cui lavoro è mosso dalla denuncia della violenza sulle donne e le discriminazioni delle minoranze.

Abbiamo e diamo spazio anche al personale che diventa inevitabilmente collettivo e politico: con la sociolinguista Vera Gheno e l’autrice Giulia Blasi abbiamo parlato dei casi in cui gli stereotipi di genere si trasformano in micro-aggressioni, e abbiamo disquisito sui concetti del corpo e della bellezza. E sull’apparire, sull’estetica femminile e sulla bellezza come imposizione sociale ci siamo soffermate a lungo anche con Benedetta Barzini, ex modella di fama internazionale nota per le sue posizioni anticonformiste.

Sempre accompagnate e guidate da autrici e giornaliste attente e lucide che sanno mettersi a disposizione della causa, ma sanno anche usare la lama affilata del linguaggio e della penna, come quella di Giulia Siviero.

Ester Cois, prorettrice per l’Uguaglianza di genere all’Università di Cagliari, è sempre al fianco del festival proponendo il suo lucido e preciso punto di vista sull’uguaglianza di genere: a che punto siamo, dove stiamo andando e quanto cammino ancora dobbiamo percorrere…

Nel nostro approcciare le questioni femministe e femminili, a Pazza Idea intendiamo scavalcare semplificazioni e facili retoriche. Per mantenere e raccontare la complessità che caratterizza le lotte delle donne serve adottare un’ottica olistica e multidisciplinare. Il femminismo odierno abbraccia anche la questione della mascolinità, delle identità maschili sempre più in crisi in questi tempi: “Nascere maschi è una malattia incurabile”, ci ha ricordato lo scrittore Edoardo Albinati. 

Grazie all’incontro con bravissime attrici come Lia Careddu, da anni impegnata in un lavoro di ricerca dei diversi linguaggi teatrali, che opera nel territorio regionale della Sardegna, nazionale e internazionale da trent’anni, abbiamo fatto nostre le parole di Angela Davis, militante per cui la libertà deve essere una lotta costante: considerare ogni sfumatura, ogni attualizzazione e l’emergere di nuove problematiche è necessario, perché ogni diritto conquistato non è mai definitivo. 

Un numero cospicuo di attori e attrici superlativi hanno calcato il palco del nostro festival, ognuno e ognuna di loro portando messaggi di libertà di espressione e di uguaglianza.

Nostri fari nella notte sono opere come: 

Una stanza tutta per sé, Virginia Woolf

La libertà è una lotta costante, Angela Davis

Dovremmo essere tutti femministi, Chimamanda Adichie

e moltissime altre le opere e le persone che ci hanno accompagnato e continuano a guidarci in questo percorso di ricerca, talvolta tortuoso, ma di certo pieno di speranza e ravvivato dalla passione di ogni componente.

Lasciamo che sia La Rubia canta La Negra a risuonare nei nostri cuori, esattamente come la sua eco continua a risuonare nelle sale del Ghetto, gremito di gente appassionata e felice. Lasciamo che siano le sue parole a continuare a indicarci la via.

“Non ho mai sentito una voce più bella di quella di Mercedes, è stata la voce che mi ha fatto riconsiderare il significato del termine “cantare”; una voce colma di sonorità, un tesoro che spalanca l’anima. C’è qualcosa in lei che non si sa da quale profondità provenga. Un timbro purissimo, legato alle sue radici ma capace di trasmettere una straordinaria universalità, un amalgama equilibrato e perfetto tra intimità e vita collettiva. Ho sempre ammirato, insieme al suo formidabile talento, il coraggio di utilizzare la sua voce come strumento di mediazione per tutti gli uomini messi a tacere dalla violenza, dall’ingiustizia e dall’abbandono. Esistono intellettuali e sapientoni. esistono artisti e pupazzi che indossano la maschera della protesta per poi toglierla dietro le quinte. Mercedes Sosa ha conosciuto l’esilio e un’indicibile sofferenza per le sue scelte ma ha continuato a cantare sui palchi più prestigiosi del mondo e l’eco della sua voce ha saputo arrivare in ogni angolo della Terra. Ha contribuito ad educare al dovere civico, un insegnamento senza il quale uomini e donne sarebbero un branco di ignoranti, genitori di figli destinati ad essere carne per nuove guerre. Quando canta è una bandiera alzata e al contempo un cuore che non cessa di gemere; una donna calata nel suo tempo ma che ha elevato la sua arte a vette uniche, una voce che è dono, grazia e mistero uniti a un forte senso di responsabilità intellettuale, feroce nella sua coerenza. Viva Mercedes la cantora, la Negra, la Sosa di tutti. E che la mia voce possa infondere, attraverso le sue canzoni, un po’ di quel vento di speranza che lei ha saputo spandere su tutta la Terra.”

Ginevra Di Marco