WORKSHOP

I workshop di Pazza Idea sono momenti
di formazione aperta, plurale e inclusiva.

Sin dagli esordi del Festival hanno saputo intercettare i bisogni del pubblico, in un momento storico che dà estrema importanza all’apprendimento permanente e continuo.

Oltre all’apertura che li contraddistingue, i nostri workshop riflettono appieno la filosofia che muove ogni edizione, volta all’esplorazione della contemporaneità per mezzo della produzione culturale, la scrittura, l’evoluzione sociale e dei linguaggi, nonché delle identità alle prese con la vita quotidiana e il lavoro

È per questo motivo che a Pazza Idea non mancano mai i workshop dedicati alla grande letteratura, secondo la massima calviniana secondo cui i classici hanno sempre qualcosa da dire, sono attuali in ogni epoca. Una letteratura che sa così adattarsi ai nuovi modelli di lettura e di lettore, che s’interseca con il bisogno di condivisione attraverso i social. A questo proposito abbiamo messo in luce il trend della “Twitteratura” con il divulgatore Pierluigi Vaccaneo, mostrandoci come sia possibile approcciarsi con il digitale ad autori come Virginia Woolf e Cesare Pavese.

La figura del lettore, per via della trasformazione antropologica che ci ha portati a diventare homo digitalis, è quindi cambiata: un ibrido che da semplice fruitore diventa protagonista nella divulgazione e nella promozione editoriale. La comunicazione si è fatta maggiormente orizzontale e di conseguenza sono nati nuovi soggetti figli dei social media: non solo nativi digitali e semplici “prosumer”, ma anche influencer, protagonisti: prima bookblogger, poi booktuber, bookstagrammer e infine booktoker, specie quando si parla di nuove generazioni. 

A titolo di esempio, i workshop tenuti da Jolanda di Virgilio, esperta di comunicazione e contributor de “Il libraio”, guardano attentamente a questi fenomeni, offrendoci strategie e suggestioni su come migliorare la nostra presenza online come lettori, divulgatori o professionisti dell’editoria.

Oppure il lavoro fatto da Letizia Sechi, forte della sua esperienza all’interno di importanti marchi dell’editoria italiana, ha lavorato per indagare sul cambiamento dei mestieri della comunicazione del libro, su quali sono le migliori strategie per individuare gli ambienti online abitati dai lettori, e come si può fare per intercettarne l’attenzione.

Una lucida e sempre attenta Giusi Marchetta, scrittrice e insegnante, ci ha condotto a capire come guidare i ragazzi e le ragazze alla lettura in un workshop dal titolo “Per amore e non per forza: lettori si cresce”. Come Matteo B.Bianchi, anche lui scrittore e adesso anche editore, ci ha coinvolto in un percorso di scrittura per la Tv prima e per i nuovi media dopo.

La rete e i social inoltre, hanno permesso l’esplosione di nuovi linguaggi, e di due dinamiche opposte: se da una parte è emersa una necessità di rendere la lingua più inclusiva, dall’altra occorre far fronte alle derive dell’hate speech e delle manifestazioni dell’odio online. In più una edizione di Pazza Idea, Vera Gheno, sociolinguista esperta di social media, ha condiviso con noi gli strumenti per affrontare queste tematiche.

Per stare ancora sulla via delle mutazioni sociali, alcuni nostri workshop sono dedicati alle sempre più urgenti questioni di genere, razza e classe. E lo fanno grazie al prezioso contributo di accademiche nel campo della pedagogia sociale come Lavinia Bianchi, attraverso gli insegnamenti e le figure di spicco del femminismo intersezionale, dell’antirazzismo e degli studi postcoloniali, da bell hooks a Frantz Fanon.

Inoltre, i cambiamenti sociali vanno di pari passo con le crisi delle identità dei singoli. In un’era post-pandemica, avanzano i ripensamenti delle convenzioni sociali e delle nostre abitudini relative alla gestione del tempo, del lavoro, come anche delle nostre aspirazioni individuali. Mafe de Baggis, digital strategist che aiuta le persone a fare ordine nella propria vita, professione e relazioni. Paolo Iabichino che si occupa di creatività e nuovi linguaggi nella costruzione di contenuti fuori e dentro la Rete, e ci insegna a “narrare emozioni”,  perché “I consumatori comprano, gli individui scelgono”. E Dino Amenduni, comunicatore della politica e collaboratore di La Repubblica e Wired, che ci porta a scoprire i segreti della comunicazione delle campagne elettorali giovani e vincenti di tutto il mondo.

Ma non solo vita pubblica: l’introspezione, il guardarci dentro, l’espressione dei nostri desideri e delle emozioni più autentiche, al far caso di essere felici, al “prenderci cura” di noi attraverso le parole sono diventati, oggi più che mai, imperativi morali, come ci insegna durante i suoi workshop Ilaria Gaspari, scrittrice e filosofa.

Una guida nella ricerca di una propria dimensione e nell’espressione della propria identità è, infine, anche ciò che ricercano i ragazzi e le ragazze della generazione Z, a cui Pazza Idea riserva degli incontri ad hoc, come quelli in collaborazione con lo IED di Cagliari e docenti della Scuola Holden.

In dodici anni di festival si sono susseguiti diversi professionisti e professioniste nel campo della comunicazione, della linguistica, dell’arte e della scrittura, esperti di lavoro e crescita personale, ognuno e ognuna con il suo bagaglio di conoscenze da donare al nostro pubblico. Tra gli altri, hanno dato a Pazza Idea il loro prezioso contributo Matteo Caccia, amatissimo conduttore radiofonico, sempre in contatto con il pubblico, che ci ha raccontato come lavora con le storie di vita e come le storie di vita degli altri abbiano lavorato la sua, Antonio Prudenzano, responsabile editoriale de “Il Libraio” e la giornalista “di libri” Marta Perego; il vignettista satirico Fabio Magnasciutti e lo scrittore Vins Gallico, ma anche di fama internazionale come Adrian Paci, e il suo grido di denuncia attraverso l’arte. E poi esperti ed esperte d’arte visiva e design come Giacomo Pisano, Carolina Melis, Anna Marceddu, Rossella Fadda e Rosi Giua, personalità che riservano particolare attenzione alle alterità e alle questioni di genere. E ancora Prisca Cupellini, che tenta di marcare i confini tra i social media e la virtual reality.